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Bahamas 2008-08-18
 

18 Agosto 2008 - Lunedì. Nassau - Atlanta

Passiamo la mattina a fare shopping. Un giro a Cable Beach con l'autobus dei locali, il jitneys, dove facciamo un po' di compere al mercatino. Torniamo e mi fiondo nello Straw market, dove mi gusto un gruppo di signore che predicano e cantano gospel proprio dentro al mercatino.

La mattinata vola, e ci avviamo verso l'aeroporto. Solite formalità, a parte qualche intoppo imprevisto, a cominciare col sovrappeso di alcuni bagagli. Poi i controlli d'ingresso negli stati uniti vengono fatti direttamente qui (il che non è male, così ce li risparmiamo all'arrivo). Peccato che la poliziotta addetta al primo filtraggio sia quantomeno ottusa, e si ostina a chiederci il tagliando verde d'ingresso negli USA, mentre noi gli ripetiamo fino alla noia che ce l'hanno già ritirato all'uscita dagli stati uniti. La situazione si scalda, perché non riusciamo a capire cosa vuole. Per fortuna poi la tipa ha un lampo di genio e gli viene in mente che forse deve anche dirci che dobbiamo compilarne uno nuovo. Qualche neurone attivo in più non gli avrebbe fatto male.

Superiamo questo piccolo intoppo e ci avviamo al controllo passaporti. Poca fila, per fortuna. Parto io, tutto ok e vado. Dietro ed a fianco a me ci sono gli altri. Mi avvio per la rampa di scale che mi separa dal piano delle partenze e... non arriva nessuno. Cinque minuti, dieci minuti, e nulla. Ridiscendo, e non c'è nessuno. Risalgo e comincio a girare come una trottola. Nessuno. Accidenti, eppure l'aeroporto è piccolo, dovrei vederli. Avrò sbagliato qualcosa? Aspetto ancora, girando affannosamente, e nulla. Sono come scomparsi. Mi piazzo davanti al gate del nostro volo: prima o poi arriveranno. E invece nulla. Passa più di un'ora e non si vedono. Comincio ad essere seriamente preoccupato. Eppure il gate è quello. Poi, d'improvviso cominciano ad arrivare, e si spiega tutto: sono stati fermati al controllo di polizia (non si sa bene perché) e portati in una sala per essere interrogati. Magari siamo dei pericolosi terroristi che armati di pinne e maschera stiamo per assaltare gli USA... Bah, valli a capire questi americani.

Finalmente partiamo, e dopo un volo tranquillissimo, arriviamo ad Atlanta. Solita trafila per arrivare al Days Inn, stavolta però decisamente più veloce. Ribecchiamo l'autista messicano. Cena al solito postaccio vicino al motel e nanna: domani sveglia presto, per poter fare un giretto ad Atlanta, visto che abbiamo la mattina libera.

 

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