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India 2012-02-21
 

Martedì 21 febbraio 2012: Jaipur – Amber – Galta - Jaipur.

Alle 8,30 partiamo per l’Amber Fort. Con noi c’è la guida Vaseem Ahmed che parla un buon italiano. Lungo la strada, dentro Jaipur, sosta per ammirare dall’esterno il Palazzo dei Venti (Hawa Mahal). La sosta è breve, circa 20’ ma sufficienti per ammirare il famosissimo palazzo. L’Hawa Mahal può essere visitato anche all’interno ma in genere non lo si fa perché dentro sembra non abbia niente di interessante. In circa 40’ arriviamo al parcheggio sotto l’Amber Fort. Per salire alla fortezza, dopo aver fatto i biglietti, si può andare a piedi (15’), con gli elefanti o con le jeep. Suggerisco di andare a piedi. Salire con l’elefante costa caro (950 Rs) e fa perdere troppo tempo, la Jeep costa 330 Rs. Dopo circa 2 ore di visita, rientrando a Jaipur, sulla strada, ci fermiamo a vedere da lontano il Jal Mahal, Palazzo sull’acqua. É un bel palazzo in mezzo ad un lago non visitabile. Proseguiamo poi per Galta, Tempio delle Scimmie. Anche se alcuni del gruppo non sono stati molto soddisfatti della visita, (l’ambiente era molto sporco dato che il giorno precedente c’era stata una grande festa) personalmente lo ritengo molto suggestivo. Tornati a Jaipur ci dividiamo, perché alcuni vanno a visitare il Jantar Mantar (l’Osservatorio), mentre gli altri girano per la old city per fare shopping. Ci rivedremo alle 18,30 al parcheggio del pulmino. Abbiamo saltato la visita al City Palace su indicazione della guida perché é molto meglio quello di Udaipur. [Roberto]

Ci arrampichiamo per una stretta stradina che sale, sale, sale, percorsa anche dagli elefanti "truccati" come signorine che trasportano turisti. Ma noi, "duri e puri", a piedi!!!

E leggete per bene cosa c'è scritto sull'ape

É inutile cercare di opporsi: "ce tocca". La visita guidata alla fabbrica (bah?) di tele stampate, tappeti e mille altri articoli, con tanto di spiegazione in lingua italiana (nel nostro caso) sulle tecniche utilizzate per la fabbricazione. Il tutto per poterci portare nel negozio dove cercheranno di venderci di ogni. Facciamo buon viso, e via. Purtroppo per noi ci toccherà ancora, visto che sono gli autisti a portarci in questi posti. Pare che sia quasi un obbligo, une specie di referenzialità. Del tipo "Vedi? Ti porto i miei turisti, quindi poi tu dovrai trattarmi bene". Insomma, il più classico "Do ut des". Tanto qualche pollo che si convince che ti stanno vendendo veramente la roba prodotta da loro c'è sempre.

Tempio delle scimmie. Non ho neanche io idea di cosa aspettarmi. Un po' perché credi una cosa e regolarmente te ne trovi sempre un'altra. Un po' perché le scimmie sono si carine, viste da lontano, ma non sono poi così simpatiche e socievoli come ce le immaginiamo. Oltre che essere possibili portatrici della rabbia ed altre simpatiche malattie. Ad ogni modo ci arrampichiamo in questo sperduto ed ameno posto, più sporco del solito (il che per gli standard del posto non é poco). Ed invece si rivela intriso di spiritualità, calma, serenità. Ognuno intento nelle proprie attività, non ci considerano più di tanto. E ne approfittiamo per fare tante foto.

Un tuffo in una realtà incredibile, meravigliose le donne dai sari di mille colori che si bagnano in una cornice d’altri tempi. [Debora]

Le elefantesse con il muso dipinto… (i maschi sono troppo aggressivi) di Amber, la passeggiata (non troppo rilassante) nel casino spaventoso di Jaipur, le bibite (rigorosamente scadute) in un localino tipico, i prodotti Himalaya… [Debora]

Ci concediamo un giro per il mercato di Jaipur. Descrivere il caos é impresa impossibile. Qui più che altrove vige lo sport nazionale di chiunque guidi un mezzo: suonare il clacson. Con e senza motivo. La guida ci porta su un terrazzo, dove possiamo ammirare l'allegro caos del traffico attorno ad una rotonda. Preferisco il portico sotto il quale pullulano negozi di qualunque genere. E non appena qualcuno vede la scritta "Himalaya", comincia lo shopping selvaggio. Preferisco starmene seduto a fare qualche foto.

Dopo tanto caos, ci concediamo una pausa. Cerchiamo un posto che somigli vagamente al concetto dei nostri bar, ma semplicemente non esiste. Troviamo qualcosa che ci somiglia, ed il capo ci convince. I coraggiosi si lanciano in qualche consumazione, forse ignari di come vengono preparate le bevande. E del fatto che quelle confezionate sono tutte scadute da almeno qualche mese. E di un topo che beato e pacifico scende la scala all'interno del locale per infilarsi dietro le scatole ammucchiate in fondo al locale. Ma in fondo, qualche Santo o qualche divinità deve averci visto da lassù. O forse Montezuma era distratto.

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