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Sabato 5 agosto
 

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Sabato 05 agosto: West end (Roatàn)

Sveglia al “canto” dei (tanti) galli e bagno mattutino splendido. Poi ci mettiamo alla ricerca di una stanza dove dormire. Alla fine la troviamo dal ristorante cinese. O meglio, chiediamo al cinese (tipico ispano-cinese bassino, non più scuro di tanto, occhi a mandorla ecc. ecc.) padrone/cuoco/cameriere/tuttofare del ristorante se sapeva dove potevamo trovare qualcosa, e lui ci fa: “no ploblema, tiengo jo!”. Ci mettiamo d’accordo per 25 dollari a notte e dopo un attimo vediamo un po’ di trambusto nel retro: era lui che stava facendo sloggiare il figlio dalla sua camera. Dopo mezz’ora era tutta nostra, con buona pace del figlio ed un po’ di dispiacere per lui da parte nostra. In realtà, il dispiacere è durato circa tre secondi, giusto il tempo di vedere la camera: spartana, vero, ma in posizione invidiabile!

Sistemati i bagagli e fatto il bucato, andiamo a “polleggiarci” al “Foster e Vivian cove”, dove conosciamo un ragazzo napoletano, Maurizio, avvocato, che fa il barista-cuoco e viene qui Natale, Pasqua e d’estate. Ci dà un po’ di consigli, fra cui uno fondamentale: sull’isola ci sono i “mosquitos” o anche “Sun fly”, che sono dei moscerini piccoli piccoli e simpatici al punto che ti sorridono mentre ti mordono, lasciando dei segni che quelli delle zanzare sono niente. Insomma, c’è un unico modo per difendersi, e cioè cospargersi con dosi massicce di olio di cocco. Meno male che in zona abbonda e che fa bene alla pelle. Comunque questo preziosissimo consiglio ci salva.

Nel pomeriggio andiamo in aeroporto con Gianfranco e Sula: loro a recuperare i passaporti, noi per organizzarci la prossima tappa del viaggio. Alla fine, indecisi fra Costa Rica e Panama, scegliamo il Messico: si va a Cancun.

A sera, sempre da Foster, conosciamo due ragazzi di Roma, Mario e Livia. La prima impressione è ottima, e la seconda pure: ci danno l’idea di essere due persone molto in gamba, e comunque molto simpatici. Trascorriamo una serata piacevolissima, ed alla fine sono contento che le cose siano così come sono: loro di Roma, coppia, in vacanza per un po’… Insomma, Livia è quel tipo di donna che mi smuove fino nel profondo e, attenzione, non parlo di ormoni. O almeno non solo di quelli, ma di tutto ciò che ho immaginato per anni come l’ideale di donna-mamma-fidanzata-amica-amante-moglie tutto in un colpo solo. Il colpo apoplettico da cui mi sono dovuto riprendere, ovviamente. In definitiva per lei potrei perdere il lume della ragione, e quindi è meglio che le cose stiano così. Vado a letto con questi pensieri, sicuramente migliori del pensiero del canto dei galli che ci aspetta fra poche ore…

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