
Domenica 06 agosto: West end
(Roatàn)
Sarà perché è domenica, ma il
risveglio è più dolce di quello di ieri. Almeno qui non ci sono galli (forse il
cinese ha già provveduto?). Comunque penso avrei imitato Lupo Alberto (o anche
Francesco Nuti) assestandogli una bella badilata sul becco.
Facciamo colazione nel nostro
solito posto, seduti fra le palme e coccolati da una ragazza del posto che ha
capito tutto su come risvegliare dolcemente noi poveri turisti affaticati:
musica soft, volume basso, dolci vari, crêpes fatte al momento ed una gentilezza
rara.

Prendiamo un passaggio da una
barca ed andiamo a West Bay. La spiaggia è molto bella, così come la barriera
corallina che comincia già a pochi metri dalla spiaggia. Nel pomeriggio però
alziamo bandiera bianca ed andiamo via dalla disperazione: il sole usa una mazza
per colpirci meglio, con tutto l’olio di cocco che abbiamo addosso siamo pronti
per essere fritti in padella, i mosquitos hanno banchettato sulla mia schiena,
negli unici due centimetri quadrati rimasti senza olio, per non bruciarmi ho
fatto il bagno con la maglietta ma evidentemente era rimasta una striscia
scoperta, perché ho una riga letteralmente ustionata fra la fine del costume e
l’inizio della maglietta… Insomma, abbiamo detto “BASTAAAA!!!!”

Ci ritiriamo “a casa”, e cioè da
Foster, dove ormai cominciamo a conoscere un po’ tutti. Naturalmente ceniamo lì,
e ci perdiamo in chiacchiere con Maurilio, uno dei cinque ragazzi di Napoli che
gestiscono il bar. Maurilio ci ha raccontato un po’ cose, fra cui come ha fatto
a ritrovarsi qui in pianta più o meno stabile dacché era un rappresentante di
materiale aerospaziale. Dopo un po’ arrivano anche Mario e Livia. Sempre più
carini. E lei sempre più affascinante.

Alla fine arriva anche l’ultimo
ospite fisso di Foster, quello che da qualche mese non manca mai: un bel
barracuda di circa un metro e mezzo. Vero e garantito, visto con i miei occhi e
confermato dai ragazzi del bar: tutte le sere, un paio d’ore dopo il tramonto,
arriva ‘sto barracuda che si piazza proprio lì sotto la luce, sempre sullo
stesso lato della palafitta che ospita il bar. E lì rimane per un altro paio
d’ore, fermo, indifferente alle offerte di cibo ed ai nostri schiamazzi. Vallo a
capire…