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 Parole in libertà
C'era una volta un bimbo Il bimbo cresce E adesso c'è... Qualcuno ha scritto Parole in libertà Io e... Caro diario Pranzo SINF 2004 Pranzo SINF 2006 Viaggi Ricerca

 

 

Vi é mai capitato di vivere la sensazione che sia più facile dire qualcosa di privato in pubblico che non dirlo direttamente alla persona interessata? O rivelare in un sol colpo a tutti ciò che non si è mai detto a nessuno? Vorrei che in questa pagina scorressero le parole, così come vengono, quando vengono. O quando sono venute. A volte bene, altre male. A volte scritte, a volte catturate dai pensieri. A volte arrivate in libertà, a volte sgorgate dal pensare a qualcosa o a qualcuno. Insomma, una raccolta rigorosamente disorganizzate di amenità e cose serissime, tutte rigorosamente mie. Almeno quando non diversamente specificato.

E se a volte non si capisce bene a chi o a cosa mi riferisco... potete sempre chiedermelo, magari faccio qualche correzione. Ma non è poi detto! J

Maggio. Odori di zagara, di pittosporo, la pineta… Quanto tempo. Quanti ricordi.
L’aria sa di primavera. Quella primavera che lentamente cede il posto all’arrivo dell’estate ma che conserva ancora la sua esuberanza. Lievi folate di vento rinverdiscono ricordi ormai lontani. E l’'anima ringiovanisce, nel ricordare quando gli stessi aromi li respiravo li, sugli stessi gradini rivolti a nord…

All’epoca suonavo il sassofono. Tenore. Lo avrei suonato anche meglio qualche tempo dopo, ma già qualcosa riuscivo a suonarla. Decido di portarmelo dietro, in treno, da Modena fino a giù… Che fatica! Era aprile inoltrato di un anno imprecisato fra il 1994 ed il 1997, ed una sera ci fu un ritrovo in casa, quella al mare. Giusto una quindicina di persone, qualcuno conosciuto, molti altri no, ma non importava. Decido all’ultimo momento di mettere il sax in macchina.
La sera procede bene, fra uno spaghetto, una cozza ed un bicchiere di vino. Quello buono. Poi, mentre il resto della compagnia è alle prese con racconti e canti vari, mi affaccio fuori.
I miei occhi vedono una notte di luna. Forse piena e forse no. Il mio corpo sente la tiepida primavera, le mie narici annusano l’odore del mare e le mie orecchie le piccole onde che si infrangono sugli scogli.
È un attimo abbandonare tutti, prendere il sax ed andare li, dove i piedi quasi toccano l’acqua, accovacciato sull’ultimo scoglio prima del mare.
C’è tutto. Pian piano si affacciano timide le prime note di un soul. Anche il sax prende coraggio, e l’anima nera che è in lui prende la forma di un blues che potente canta alla luna.

Un ricordo pessimo: io e mia mamma seduti accanto al termo acceso, ed io che cercavo di imparare a coniugare i verbi o imparare a memoria una poesia e lei che mi aiutava. Ma poi, perché dovevano darmi da imparare a memoria le poesie tutti i santi fine settimana???

Un ricordo bello: sempre io e mia mamma accanto al termo acceso ecc. ecc. e lei che, ormai, con i verbi non mi fregava più. Le poesie invece... lasciamo stare.

Il 1995 è stato un anno particolare. Chi mi conosce bene lo sa già, ma alcuni risvolti di quell'anno non sono noti a nessuno. Almeno fin'ora. Qui di seguito c'è una parte di ciò che é nato quell'anno

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A te, donna dalle infinite emozioni
donna che fermi il respiro
A te, donna, follia di tante menti
delirio magico dell’esistere
illusione e verità, sogno e realtà
Dolce perdersi in confini che non esistono
soave annullarsi nell’oblio del contemplarti
A te, donna, perché tu sai come fermare il tempo

 

1 febbraio 1995

(Le donne che leggono non si illudano, please...)

 

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vorrei essere una lacrima furtiva per trovarmi lì e poter confortare il tuo animo

vorrei essere una goccia di rugiada che bagna il tuo viso per donarti ristoro

vorrei essere vicino a te per vivere la tua quiete dell’essere

vorrei essere ...

14 febbraio 1995

 

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Non aspettare mai domani per dire a qualcuno che l’ami. Fallo subito.

Non pensare: “Ma mia madre, mio figlio, mia moglie... lo sa già”. Forse lo sa.

Tu ti stancheresti mai di sentirtelo ripetere?

Non guardare l’ora, prendi il telefono: “Sono io, voglio dirti che ti voglio bene”.

Stringi la mano della persona che ami e dillo: “Ho bisogno di te! Ti voglio bene, ti Amo...”.

L’Amore è vita. Vi è una terra dei morti e una terra dei vivi. Chi li distingue è l’Amore.

 

Letto da qualche parte, piaciuto e copiato. L'autore? Sorry, quello non l'ho trascritto. Penso però che oltre mogli e figli, debbano essere molti altri quelli a cui si dovrebbe indirizzare un pensiero. Avete mai provato a vedere l'effetto che fa chiamare qualcuno inaspettatamente e dirgli "Ti voglio bene"?

 

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Io, il silenzio, la notte.

L’assordante silenzio dei pensieri che sovrasta il lontano abbaiare di un cane.

Poi il vuoto. Non più colori, non più odori. Non più suoni non più rumori.

Il vuoto mi riempie.

La piccola voce dell’anima fa capolino. I mille rumori del silenzio la zittiscono.

Il vuoto ha preso tutto.

Ora è facile cadere verso l’alto. Ora tutto è fermo nella vorticosa staticità del caos.

Tutto tace. Anche l’anima si piega.

Per quanto, ancora ?

 

Notte fra mercoledì 15 e giovedì 16 marzo 1995, ore 2.30. Scritta e poi rimossa dalla memoria per un bel po' di tempo, al punto che quando l'ho ritrovata non l'ho riconosciuta subito. E nel frattempo pensavo: poffarbacco! Oddio, non proprio poffarbacco, ma circa...

 

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Sule, nu scire, fermate e uarda

Quantu è bedda chira ca vogghiu.

Sule, tie ca giri tuttu lu munnu,

dimme: ”A vistu mai nudda comu ista?”

E lu sule rispunnìu:”Me face scurnare,

ista è cchiù bedda de mie ddo fiate!”

È lu sule, amore meu, ca te dduna,

e annanzi ll’otre comu sule llampi

 

Traduzione salentino-italiano:

Quanto è bella colei che io amo.

Sole, tu che giri tutti il mondo,

dimmi:”Hai visto mai nessuna come questa?”

E il sole rispose:”Mi fa vergognare,

costei è più bella di me il doppio!”.

È il sole, amore mio, che t’infiamma,

e davanti alla altre come il sole splendi.

Da un uomo grande c'é qualcosa da imparare anche quando tace.
Seneca

 

Ultimo aggiornamento di questa pagina: 25 gennaio 2006

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